8 marzo

si è creata una coincidenza buffa con le mie letture. ho finito ieri di ascoltare “niente di vero” di veronica raimo, ho iniziato oggi “dalla parte di lei” di alba de cespedes. il primo è un libro appena uscito, il secondo lo voglio leggere da almeno due mesi. la coincidenza buffa è che entrambi sono scritti in prima persona, ed entrambi iniziano con il racconto di una presenza ingombrante. il fratello.

una coincidenza che trovo ancora più buffa è che alba de cespedes, che sto amando, viene inserita nel filone di autrici italiane considerate protofemministe ma apparentemente passate di moda. lo trovo buffo perché è per caso che l’ho iniziato proprio oggi, #8marzo (non ditelo a maristella lippolis, perché in teoria dovrei raccontare il libro dopodomani al gdl della primo moroni), e perché oggi a scuola tutti mi fanno gli auguri. un prof ha portato i cioccolatini e ogni volta che qualcuno vede una donna le fa gli auguri. gli uomini alle donne, le donne alle donne, si fanno gli auguri. sono persino spuntate fuori ffp2 gialle. io penso ad alba de cespedes, a laudomia bonanni, ad anais nin, a simone de beauvoir, poi al filone della letteratura afroamericana, e ancora al nuovo filone della letteratura sui nativi americani. minoranze, minoranze, minoranze.

quando ho letto il libro di cloud atlas, incentrato sulla ciclicità del tempo, ho visto susseguirsi oppressori e oppressi, aggressori e aggrediti, arroganti e deboli.

minoranze, minoranze, minoranze.

su una caviglia ho tatuato l’i ching del calderone, un vaso sacrificale che ricorda che ogni ordine può cambiare e le parti possono invertirsi.

una volta ho ricevuto un grandissimo ramo di mimosa e l’ho portato a scuola. ho distribuito rametti a studentesse e studenti, uomini e donne.

come si può fare festa a metà?

penso a chi, nei decenni passati, ha dovuto scegliere tra famiglia e lavoro, tra figli e sé stessa. non una settimana, non un pomeriggio, non due ore: per la vita. penso a mio padre che mi cambiava i pannolini, a mio marito che considera nostri il figlio la casa la spesa la cucina le pulizie il tempo e come tale li vuole vivere anche lui, far crescere, fare belli.

se l’ordine è molto cambiato è perché qualcuno dal basso è riuscito a emergere e qualcuno dall’alto ha accettato di scendere dal comodo gradino su cui, per assoluto caso, era nato.

fuori da scuola ero sulla traiettoria di un vecchietto che avanzava a fatica, appesantito da una borsa della spesa, la mascherina a piegargli le orecchie e probabilmente guercio a un occhio. passandomi vicino ha preso fiato per parlarmi. ho pensato che volesse chiedermi qualcosa, una moneta, una sigaretta, un fazzoletto, l’ora, non so.

mi ha detto auguri e ha proseguito.

non si può fare festa a metà.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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