dunque, lo so che è un periodo caldo per parlare di proust, ma ieri ho finito di leggere (ascoltare) la recherche e non posso non celebrare questo viaggio in qualche modo. verrebbe forse da stappare una bottiglia, in realtà mi sento più di metter su un requiem, perché il sentimento che ho bisogno di esorcizzare è la tristezza.
nel dettaglio parlerò di questo libro lunedì 31 luglio su chilidilibri, dove ho recensito gli altri sei.
tra le poche cose certe c’è che ci ho messo più tempo io a leggere la recherche che proust a scriverla. mi sono fatta regalare il cofanetto dell’edizione economica negli anni novanta; all’inizio dell’università mi sono imbarcata nella lettura, naufragando miseramente a metà del terzo libro; due anni fa, grazie agli audiolibri e in seguito unendomi alla condivisa di giornatedilettura #proustritrovato, ho ripreso il viaggio.
“il tempo ritrovato”, il settimo e ultimo libro, è stato caricato su audible pochi mesi fa. due settimane fa l’ho iniziato e ieri l’ho finito.
finisce con la parola fine.
come dev’essere scrivere la parola fine a un romanzo monumentale come questo? che parla di gelosia, di morte, di amore, di tempo, di memoria, di paura, vanità e vecchiaia? come finisce un romanzo in cui l’io narrante dichiara di temere di non fare in tempo a concluderlo? in cui viene ricordato come la malattia porti via per sempre non solo un corpo ma tutte le idee che sono nella testa?
ve lo dico io, come finisce: l’autore è morto prima. i suoi timori sono diventati realtà, le sue paure concretezza. e noi mentre seguiamo i suoi ragionamenti leggiamo già il finale e allo stesso tempo sappiamo già che, in fondo, ha trionfato, mentre assistiamo alla sua decisione di scrivere un libro in cui tutte le persone che ha conosciuto, ma che sono sfiorite o morte, rimarranno invece giovani e vive per sempre.
un libro che ha fermato il tempo.
“un lettore legge sé stesso”
impossibile non sentire la tristezza arrivare; impossibile non commuoversi scoprendo che le prime due cose che marcel proust ha scritto della recherche sono il primo capitolo del primo libro e l’ultimo dell’ultimo, cioè quello in cui parla dei suoi timori di non finirlo. ha lavorato per anni con la morte addosso, notte dopo notte. e venti giorni prima che la polmonite lo schiacciasse definitivamente, ha consegnato tutti i quaderni al suo editore. di sette libri ne ha visti stampati quattro.
e io sono qui a scattarmi undici selfie con “il tempo ritrovato” e infatti non me ne piace nemmeno uno.
Pingback: "Il tempo ritrovato" di Marcel Proust (Newton) | Chili di Libri