worn out, logorato, e mentre lo pronunci già ti sgonfi, ti afflosci, ti trovi esautorata. arrivi worn out alla fine di maggio, il mese che fa rima con viaggio, di quelli che le strade sono così tortuose che ti sembra di stare dentro la tua testa. arrivi worn out in fondo a un pensiero che hai rimuginato masticato deglutito ma mai digerito, infatti risale e tu ti ritrovi a ruminare il tuo stesso bolo.
c’era una volta una bambina che aveva un sorriso grande. poi ha messo l’apparecchio ai denti e ha tagliato i capelli a caschetto. da quell’anno, riferisce sua madre, ha iniziato a sorridere solo con le labbra, in linea sottile.
il sorriso grande non è ancora tornato, con la linea sottile la bambina ci lega i dubbi per non farli viaggiare troppo davanti agli occhi. che poi, è tanto affidabile, quello che si vede con gli occhi? non dovremmo credere di più a quello che intuiamo?
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