bianca come il latte, rossa come il sangue

la prima cosa che ti convince è la copertina. ti guarda eterea dallo scaffale, seducente, pura eppure già un po’ infetta.
sul titolo dopo un po’ cominci a scherzarci, e ad aggiungerci tutti i colori dell’arcobaleno. “cosa stai leggendo?” “verde come un cocomero, gialla come un girasole”. “cosa c’è sul tuo comodino?” “nera come il buio, rosa come un porcellino”.
poi lo cominci a leggere, e ti stupisci. avevi letto per sbaglio (non leggi mai le recensioni prima di cominciare un libro) alcuni pareri negativi sullo stile scrittoriale. dalle prime pagine capisci perchè: chi scrive è un adolescente ma non è un adolescente. cioè, è come quando a scuola ti insegnano che l’io narrante non coincide con il narratore. e quindi è chiaro che le frasi che leggi sono in stile finto-adolescenziale. però decidi subito che non sarà questo a rovinarti il viaggio: le immagini ti piacciono, ci sono tutti questi colori, ti contagiano persino, soprattutto mentre lo leggi quando fuori tutto si copre di bianco e a te scende addosso la stessa ossessione del protagonista, leo, per questo colore non-colore.

mentre leggi di rosso e di bianco scopri nel mondo delle sfumature che non avevi notato prima. tipo che le borse sotto agli occhi servono a portare i sogni: quando si trovano si svuotano, e gli occhi possono brillare leggeri. oppure che quando non c’è l’amore le parole finiscono, e le pagine diventano bianche perchè manca inchiostro alla vita.
è stato leggendo questo libro e a qualche conversazione con un amico che ho scoperto di che colore è la neve sporca, quella che si accumula ai lati della strada. è un color verità. la neve sporca è infatti una neve che smette di essere ipocrita e ammette di venire contaminare dal mondo; perchè nessuno può esimersi dal farsi infettare dalla realtà. neanche la neve.
e mentre alessandro d’avenia ti conduce lungo sentieri colorati in questo viaggio introspettivo di leonardo, il suo protagonista, accade che ti distrai. qualcosa nella parte centrale del libro ti sembra non funzionare: uno scivolone forse, o un inciampo tra i lacci delle scarpe. ti sorprendi ad annoiarti quasi. c’è un rallentamento inaspettato nel meccanismo della narrazione, è come un buio troppo lungo tra un cambio di scena e l’altra. mannaggia, questo libro non finisce mai. e lui quando si decide a capire dov’è il suo vero posto? tra la dantesca beatrice o la silvia tutta leopardiana? l’irraggiungibile o il reale? e cosa è reale e cosa è irraggiungibile?
poi per fortuna qualcosa si sblocca e il meccanismo inceppato ricomincia a scorrere. mandi giù le ultime pagine in un sorso solo. e di nuovo qui ti sembra una chiusura troppo veloce, un finale wagneriano dove tutto sembra interrompersi di colpo ed invece è proprio finito.
alla fine hai freddo e poi caldo, sai di neve e poi di fuoco, con un sapore dolce in bocca quasi di zucchero, il sogno di un lieto fine di cui nella vita abbiamo sempre tanto bisogno. e ti chiedi quasi, con una “lieve” deformazione professionale: ok, ma la notizia qual è?
se dovessi dividerlo in inizio, parte centrale e fine avresti una risposta un po’ vaga e insicura. sono tre parti a cui ti sembra sia stato dato lo stesso peso, eppure non dovrebbe essere così: la testa non può avere la stessa misura del busto e tantomeno delle gambe. ti accorgi di una sproporzione che ti stona solo perchè in realtà il contenuto ti è tanto piaciuto. le parole ti sono tanto piaciute. lo stile anche, la leggerezza idem.
ti dichiari infine in aperto disaccordo con le recensioni che lo stroncano.
“bianca come il latte, rossa come il sangue” non è un romanzo fatuo come alcuni sostengono: è un romanzo ben scritto che serve a dare un po’ di speranza non solo agli adolescenti, ma anche agli adulti. e chissà che non ne dia anche agli alunni, nei confronti dei prof (anche qui, “lieve” deformazione professionale).

silvia mi risponde abbracciandomi più forte.
grazie a quell’abbraccio sento i miei spigoli, i miei difetti, le mie spine.
e li sento già smussarsi, addolcirsi, e incastrarsi con dolcezza nei vuoti di lei.

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Informazioni su Cristina Mosca

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2 risposte a bianca come il latte, rossa come il sangue

  1. A.Ruso scrive:

    La copertina, i colori, le illustrazioni e la carta da toccare e annusare sono un buon 40% del piacere di avere un libro!

  2. A.Russo scrive:

    acc. ho mancato una s.. 🙂

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