andrà tutto bene


ho preso l’idea da una insegna semplicissima che ho visto questa estate tra le botteghe della rassegna “dall’etna al gran sasso”, nel centro storico del mio paese adottivo, città sant’angelo.

una scritta ancora più semplice, in corsivo, bianco su legno, era dolce come una preghiera.

“andrò tutto bene”, diceva.

stavo per comprare l’insegna, poi ho pensato anzi no, la faccio da sola. poi ho pensato anzi no, la coloro col bambino.

andrà tutto bene

e così l’abbiamo disegnata, colorata e messa sul frigo.

poi è successo che la frase si è impossessata di me.

mi ritrovo a ripeterla almeno una volta al giorno. ci saluto l’impiegata che ho appena sentito sfogarsi su difficoltà organizzative, la fioraia che lamenta una consegna urgente che la costringe a chiudere il negozio, il collega che pensa ad alta voce, l’intraprendente all’inizio di un’avventura. la dico come se fosse un bene di cui fare cambusa, la polvere delle fate, una formula magica, un mantra, un balsamo di contentezza.

andrà tutto bene

vedo che alle persone serve sempre qualche secondo per intercettare il mio messaggio. ho sentito qualcuno esclamare, mentre mi allontanavo, che l’importante è crederci: accettiamo che, con una frase, il nostro interlocutore ci sparga come ceneri al vento della buona fortuna o nel bosco, ma delle profezie no, ancora non ci è possibile tornare a fidarci.
alcuni restano interdetti, non sanno cosa rispondere; a volte sgranano gli occhi, balbettano qualcosa, incespicano con gli occhi. qualcuno si spalanca in sorpresa e mi dice grazie. altri si sbloccano in una risata.

andrà tutto bene

a me resta addosso una patina di allegria e mi viene da saltellare via sulle punte, come fanno certi bambini quando imparano a correre.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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