sentirsi al sicuro. potersi dire ancora figlia: incommensurabile, onnipotente, illimitata. permettersi il riposo, lasciare andare i pensieri. arrendersi, dolce, in una conca, in utero accogliente. lasciar decidere mamma e papà.
passiamo i primi venti anni della nostra vita a voler andare via di casa e tutti gli altri a cercare di tornarci.
capita anche che una voce torni a sorriderci dal passato e getti un piccolo cono di luce nel buio della memoria.
la preadolescenza è un pantano grigiastro che solo a tratti rispecchia il cielo. capita che quella voce superi un blocco di venticinque anni e trasformi il tempo in una sfera misteriosa, dentro cui riusciamo a leggere a malapena.
la scoperta di hemingway
il sentirsi nuovi
le cose sognate e ora viste
la parola ricordo a volte è troppo piccola per descrivere tutte le ombre, la polvere e il senso delle dimensioni che ci hanno accompagnato nelle diverse età.
tra un bianco e un rosso parliamo di cose impresse nella mente e ci aiutiamo a ricostruire storie. ci guardiamo diventare genitori di noi stessi e farci più dolci. le risate sfumano nella tenerezza, lo stupore si fa concreto. guardarsi indietro è come osservare dei ragazzini fatti d’aria che si affidano all’attrazione, alla curiosità e all’accoglienza e non si preoccupano del tempo, non pensano di potersi perdere. si sentono incommensurabili, onnipotenti, illimitati.
mentre li spiamo ci sentiamo decontaminati.
la mia america e la sua diventate nella via
la nostra città tanto triste
il presente è contenitivo. abbraccia il passato con la forma di un cerchio e si colora di verde e di grigio come un banco di scuola. questo non è un incontro ma una resa dei conti: chi ero, cosa volevo essere, cosa sono adesso.
la voce sorride e rivela: quello che abbiamo lo vogliamo, sereni e un po’ più forti.