una guerra di principio

“ne stai facendo una guerra di principio”, mi dice lui.
forse è vero. ma oggi mi posso permettere di dichiararmi indignada per una scelta che demolisce quello che per me è un mito. parlo della nuova versione del “nome della rosa” per le nuove generazioni, annunciata per questo autunno.

con l’evoluzione della (pseudo?)pedagogia, è stato tolto già da tempo l’esercizio mnemonico dalle scuole elementari. hanno finto di dimenticare che se noi siamo ancora in grado di citare l’incipit del 5 maggio o la tabellina del 9 non è perchè avevamo la maestra brava ma perchè quell’età è fondamentale per sviluppare la memoria. la memoria è fondamentale. io conosco l’incipit del 5 maggio ma già non sono più in grado di fare i conti a mente, già cancello un sacco di ricordi recenti, ram limitata mi dico, o anche principio di alzheimer, perchè no, e già ho chiesto per natale un portabiglietti da visita con il motore di ricerca interno (che, purtroppo per me, non esiste).

invece alle elementari hanno tolto l’esercizio della memoria. parola d’ordine: fare collegamenti. poi hanno tolto le analisi grammaticali. parola d’ordine: sviluppare la capacità di progettazione. poi hanno tolto le traduzioni dall’insegnamento della lingua straniera. parola d’ordine: l’importante è il concetto. risultato, nella mia esperienza da supplente di lingua inglese: giovani che non sanno distinguere il soggetto dal complemento oggetto, che non riescono a memorizzare i verbi irregolari e che vengono rimandati in letteratura perchè – giustamente – non capiscono quello che studiano, perchè nessuno ha mai insegnato loro come fare a capirlo. e questa capacità di analisi non serve tanto per conoscere l’inglese, quanto nella vi-ta e anche nel rapporto con gli altri.

adesso mi trovo di fronte all’annuncio di uno scempio di quello che io ho sempre considerato un grande libro, un classico, e che ho adorato mentre lo leggevo e anche dopo averlo letto, appendici comprese. un libro che ha un preciso peso specifico nella letteratura italiana, e che non solo è geniale per la trama ma è anche perfettamente ampolloso, cerimonioso e oscuro nell’evocare lo spirito del tempo ampolloso, cerimonioso e oscuro in cui è ambientato.
le intenzioni, si legge nell’annuncio, sono quelle di “velocizzare” la lettura per le nuove generazioni, ma il risultato sarà lungo dieci pagine in più (?) rispetto alla versione originale: perciò il dubbio rimane, perchè come nota pamela ferrara 550 pagine sembrano comunque proibitive ai “nativi digitali”.

il messaggio finale è: non si tratterà di una versione condensata, ma di una versione semplificata. quindi? scritta con carattere più grande? con un disegno del portone medievale su cui si sofferma tadzio, anzichè tutte quelle ridondanti pagine di descrizione e di delirio? e da quando i grandi libri assecondano le capacità mentali di chi li deve leggere? anzichè insegnare la pazienza, l’attesa, lo scavo, e perchè no, anche i virtuosismi letterari, per capire la vera differenza tra un iceberg di concetto e la sua punta semantica, un classico scritto solo trent’anni fa si “sporca” di velocità, di discriminazione (“io ho letto la versione originale, se tu ti compri quella semplificata forse la capisci”) e di sussiego? non stiamo parlando del don chisciotte, della divina commedia o dei promessi sposi… stiamo parlando di un italiano che, in maniera leggermente complessa, parla ad altri italiani. e dovrebbero essere gli altri italiani ad essere incoraggiati a penetrare questa maniera più o meno complessa di scrittura e di ragionamento. altrimenti, un grande libro, cos’altro ha più da insegnare?

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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2 risposte a una guerra di principio

  1. eleonora scrive:

    Non sono indignata ma un po’ divertita… sta a vedere che in futuro si dira’ “poveracci (alla Bossi) in fondo sono solo nativi digitali”

  2. Pierpaolo scrive:

    Penso sia troppo presto per giudicare “Il nome della Rosa” un grande libro. Quello che dici sull’educazione mi sembra giusto, ma è anche vero che la tecnologia ha sempre reso inutili competenze in precedenza essenziali. Sul resto, direi che è un’ottima mossa di Eco per fare soldi fitti 🙂

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