“a quale età permettete di iniziare a bere il caffè, voi in italia?”
potevo solo rispondere con la mia esperienza personale, ma all’inizio ho faticato a ricordare. ho trovato l’immagine di me che mi preparavo per gli esami di stato e quindi ho detto diciott’anni.
ma dietro quell’immagine si è mossa lentamente un’altra più dolce, furba. ha spostato piano la tenda con il sopracciglio alzato, come a dire: “sicura?”.
allora ho agganciato un altro ricordo: io che pescavo lo zucchero dal fondo della tazzina di papà. il permesso di iniziare a crescere mi dava più gioia del pensiero di essere cresciuta.
un’onda di timore è arrivata: avrei perso completamente il ricordo di questa gioiosa abitudine, se non avessi dovuto cercarlo? era nascosto così bene che sarebbe potuto rimanere lì e io forse non me ne sarei mai accorta.
stamattina mi sono imbattuta in un video. due uomini ballavano il sirtaki. l’ho aperto perché volevo ricordare il sirtaki. poi mi sono chiesta: come conosco questo ballo? ho visto davvero “zorba il greco”, che lo rende celebre? forse una volta. di certo ho letto il libro, dalla biblioteca di mio padre, un’edizione mondadori a 500 lire.
perché sono affezionata a questo ballo? quando l’ho conosciuto? cosa significa per me?
di nuovo ho sentito l’odore dolciastro delle cose che si stanno per perdere. come si fa a fermarle? quante ne abbiamo già perse?