e con il tuo spirito

c’è un grande silenzio a giugno nella stanza di un convento. è l’inizio di una meditazione. non è solo l’arredo spartano, non sono i muri spogli o il deserto dei corridoi. è il pensiero di un percorso lungo una vita, che finisce: sterminato, faticoso, assolato, tanto di ottanta anni quanto di tre, ma sempre circoscritto in una “giornata terrena”.
ecco, nel saluto a un padre spirituale c’è l’arrivederci di una gita pieno del ronzio psichedelico degli insetti. siamo stati bene, insieme, ma in fondo è stata solo una giornata: una giornata terrena. adesso è suo il regno dei cieli, adesso è nato a una nuova vita.
la lingua inglese ha un verbo per lo stridore della sopravvivenza: è to strive, il rutilante arrancare nel quotidiano. e invece dovremmo prenderla con meno rabbia, perché in fondo è solo una giornata. una giornata terrena.

c’è un grande silenzio a luglio per le strade, mentre raggiungo don ennio per il suo funerale. ho voluto camminare, avevo bisogno dei cartelli scritti a mano, chiuso per lutto cittadino; delle serrande abbassate, le porte a vetri sprangate; i colli piegati in riflessione. la beata innocenza dei turisti ai bar.


e poi le campane a festa, perché don ennio è nato. è arrivato il tramonto della sua giornata terrena ed ė pronto per la vita su cui ha scommesso, su cui ha puntato tutto.
in più di cinquant’anni ha portato a giulianova la libertà di pensiero, il beneficio del dubbio: la certezza del perdono. è stato amico dei giovani e loro intransigente ascoltatore. ha reso i giovani, giovani per sempre. lui stesso era un giovane.
c’è un grande silenzio nella piazza che lo ascolta. le scarpe troppo strette, le unghie smaltate, i lacci fosforescenti. mocassini. i bambini, per un’ultima benedizione. in questa giornata di mezzo luglio i nuovi martiri sono sotto il sole.
“siamo tristi perché non vedremo più don ennio”, qualcuno dice. seguono le preghiere che si aprono con il nome del vescovo. ho sentito tanti nomi di vescovi, nella mia piccola vita. ogni tanto c’è n’era uno diverso, ma era sempre don ennio a dirlo. ogni volta più piccolo nel corpo, ma ancora grande nello spirito, forte nel carisma. i vescovi cambiavano, ma don ennio era sempre lì, come una promessa.
l’applauso del corteo è diventato corpo solido in fondo al viale. le sirene dei pescherecci hanno lamentato il lutto. un uomo alto, dalle spalle grandi e forti, è stato scosso da singhiozzi al saluto finale. caro don ennio, senza di te abbiamo la sensazione di essere rimasti orfani dei nostri 6 anni, di quando pensavamo ancora che tutto fosse possibile.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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Una risposta a e con il tuo spirito

  1. Seripubbli scrive:

    Bello. Un pensiero gentile, profondo, che trasuda amore e rispetto per padre Settimio e per don Ennio. Chissà, forse il tuo nome, Cristina, l’ha ispirato proprio lui, don Ennio, che ha instillato senza fronzoli e senza compromessi il Cristo nei tuoi genitori, il cui progetto di vita insieme, dapprima incerto e poi deciso, è iniziato sotto il suo sguardo attento ed amorevole

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