1440

la mia nonna bambina ha la testa fra le nuvole e i ricordi legati alla vestaglia. nella sua sala è sempre festa: i muri sono puntellati di foto di matrimoni importanti. c’è il suo, ci sono quelli dei figli e quelli dei figli dei suoi figli.
la mia nonna bambina è ogni giorno più piccolina. rivive i giorni della scuola e non sa dire cosa ha mangiato ieri. confonde alcuni tempi e azioni e resta sospesa in qualcosa che non sa raccontare. ogni volta che la vedo è un po’ più trasparente, ma ha sempre un sorriso fatto di luce.

avevo un nonno che faceva il pescatore e il mare se l’è preso. avevo quattordici anni. di lui mi restano il senso d’irrimediabile e uno sguardo brillante nella foto del mio battesimo. di lui ci resta una nave che ha costruito tutta da solo. la mia nonna bambina dice che se lo vede ancora davanti, “in cucina non ci si poteva entrare”. i pezzi sparpagliati, il conto delle ore. mio nonno aveva la quinta elementare.
ha terminato il modellino l’anno prima di quel nove di maggio in cui il suo peschereccio non rientrò in porto. qualcuno che si doveva prendere mio nonno ha aspettato, ha fatto in modo che il progetto fosse concluso e a noi rimanesse un simbolo, un palliativo in un grande dolore.

1440 ore investite nell’immortalità.

gli occhi azzurri di mia nonna si sfilacciano in desideri che sanno di speranza.
certe volte la vedo come in attesa, forse che il tempo si riavvolga e la riporti indietro.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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