una sfoglia che sembra una farfalla

tramonto romasi sono ritagliati un angolo di felicità proprio davanti a me, passante straniera in una città monumentale. sono a ore 11 dalla mia postazione, non sanno di essere guardati, ma non gli importa. hanno ali immaginarie di sfoglia, una sfoglia che sembra una farfalla, e hanno forse quindici anni di differenza: lui ha capelli grigi e un loden, lei la gonna a fantasia scozzese e uno scooter. lui potrebbe essere un docente universitario e lei la sua studentessa, ma anche questo non gli importa: hanno addosso le bollicine dei primi incontri, quando non sembra vero potersi baciare sulla bocca ogni volta che lo si desidera, aggrapparsi alle braccia come per non cadere all’indietro, nelle cose reali. e respirarsi. soprattutto respirarsi. quanto tempo avranno atteso prima di iniziare a parlarsi sottovoce?
hanno visi sorpresi da adolescenti; i sorrisi aperti di chi trova qualcosa che stava cercando. soprattutto, ridono tra le parole e ridono tra i baci, nel parcheggio, in un tramonto un po’ grigio, a dispetto del traffico che gli rotola intorno, dimentichi delle ali di sfoglia che si frantumano in volo. ridono, loro, ridono, perché adesso, in questo preciso momento, non sono più soli.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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