ogni progresso è anche un regresso. v’è progresso sempre unicamente in un certo senso. e poichè la nostra vita nell’insieme non ha senso, così nell’insieme non ha neanche progresso. (…) ma se la nostra vita ha fatto qualche progresso nelle singole cose, ha anche un senso nelle singole cose. (robert musil, l’uomo senza qualità)
ho sempre pensato che digitale = eternità. ho sempre pensato che se si riuscisse a digitalizzare tutto il sapere, tutti i libri del mondo, esso sarebbe finalmente salvo da ogni consunzione. con un innegabile privilegio: quello del motore di ricerca interno, che finalmente manderà completamente in pappa il nostro sistema mnemonico.
un amico mi ha fatto riflettere su un punto però: io alcuni file di pochi anni fa, mi ha detto, già non li leggo più con i programmi di adesso. quello che scriviamo noi oggi, tra cento anni sarà del tutto illeggibile? come se non fosse mai esistito?
a questo non avevo pensato. mi si è sbriciolato davanti un universo ordinato e sicuro: quindi neanche con il digitale sarebbe sufficiente archiviare il sapere? anche i depositi digitali richiedono manutenzione, esattamente come una biblioteca ha bisogno delle giuste condizioni di luce e umidità. adesso lo so. l’accesso al sapere dipenderebbe solo da chi sa metterci mano e non sarebbe più a disposizione del fortunato viandante che nelle sue ricerche si imbatte in un documento del 1001? i programmatori informatici diventerebbero gli archeologi del quarto millennio.
fighissimo invece il bibliotecario digitale che ho visto in the time machine del 1996: non so se fosse invenzione di wells o del regista, ma con dei pannelli a specchio il bibliotecario virtuale ti dice tutto quello che vuoi sapere. ed esiste ancora dopo centinaia di migliaia di anni (autoalimentandosi con pannelli solari? chissà).
il digitale si smagnetizza, il cartaceo si polverizza. a noi, che rimane?
ma d’altra parte si sa, il mai e il sempre sono due grosse bugie, giudicabili solo a posteriori.
La carta è (quasi) per sempre.
Il digitale non lo è….Facciamo un esempio in un altro campo. Già oggi non siamo più in grado di ascoltare agevolmente i grandi dischi a 33 giri di qualche decennio fa…è un problema che ho a casa e forse acquisterò un vecchio giradischi. Oggi qualsiasi persona si reca in biblioteca ed è in grado di leggere qualsiasi libro, documento, ecc…e la carta è lì, a parlarci direttamente. Quel “fortunato viandante” si è imbattuto nel documento del 1001, e se quel documento fosse stato digitalizzato, il viandante avrebbe avuto la stessa fortuna? Penso di no, innanzitutto perchè non sarebbe stato in grado di accedere a quel documento immesso in un linguaggio e poi mai convertito in un altro più attuale. Word lo leggeremo tra 150 anni? E altri linguaggi li potremo capire? E se non avremo più la possibilità di intepretare i linguaggi, queste cose che stiamo scrivendo , chi lo potrà leggere??? Ecco, le cose scritte qui….che fine faranno?
Dove stanno? Non perdiamo la nostra memoria? Ecco perchè telematico è bello, ma la carta conserva la bellezza…..AIUTO…………..ecco ho provato a riscrivere il pezzo che mi era scomparso per un errore nell’uso di questo marchingegno….Viva la carta….per fortuna che questi concetti li ho scritti nelle prefazione di alcuni testi…….cartacei!!!
E rendiamo il sistema più semplice, altrimenti taglieremo fuori dal dibattito molte persone….considerando che tantissime sono quelle che non vi si avvicinano neppure!
Mia madre, a oltre 70 anni, legge solo la carta. Poniamoci questo problema. La tecnologia è bella, veloce, ci permette di condividere emozioni e sensazioni….però, esclude e, può, essere smemorata.
……..aiuto…………non riesco ad uscire!!!!!!!!!!!!