mingling

c’è un silenzio di cose lasciate a dormire, nel suono che segue una stanza piena. a volte siamo chimici che fissano l’acqua e l’olio nello stesso bicchiere e cercano ciechi l’equilibrio che li tiene staccati.
il verbo mingling, nella lingua inglese, indica il mescolarsi, il mettersi insieme, il confondersi fino a sparire. lo sforzo e la naturalezza dell’unirsi sono presenti già nella pronuncia del gruppo “ngl“, da leggere con la g dura; convivono in questa articolazione complicata in cui sono esercitate asperità e bellezza.
to mingle è un verbo che mi piace, ha quasi il suono di una campana, una melodia che mette insieme le note.

eppure ci sono elementi che insieme non riescono a miscelarsi, a creare una voce sola. restano sempre due separati sguardi, che vedono quello che hanno bisogno di vedere.

le storie che ci raccontiamo non coincidono mai. nel silenzio che segue una stanza piena abbiamo il modo di ritrovarci e la libertà di non riconoscerci. qualcosa è cambiato, nel trambusto, qualcuno ci ha messo le mani in tasca, ci ha sottratto qualcosa, forse il portafogli, ma ce ne accorgiamo solo se cerchiamo di ricordare quand’è stato che, esattamente, abbiamo perso la fede.

questo fine settimana mi è stato insegnato che la difesa è un meccanismo razionale, perché di fronte al pericolo l’unico istinto animale è fuggire. il rancore, la rabbia, il dolore sono carte difficili, da non giocare male, perché possono mandare all’aria la partita.
non c’è invadenza che sciolga l’isolamento di chi vuole andare a morire nella tana, come non c’è tempo che allontani abbastanza il furore dell’abbandonato. alla fine restano sempre le scorie delle cose non fatte, e rimesse a dormire.

eppure siamo ancora qui, con le nostre fragilità e i nostri interessi, a credere e ad amare come possiamo. le speranze ci vengono regalate e poi sottratte, come per un colpo di vento, e il nostro disorientamento è quello di un acchiappasogni dimenticato alla finestra.

Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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