“Assenza. all’assente io faccio continuamente il discorso della sua assenza; situazione che è tutto sommato strana; l’altro è assente come referente e presente come allocutore. da tale singolare distorsione, nasce una sorta di presente insostenibile; mi trovo incastrato fa due tempi: il tempo della referenza e il tempo dell’allocuzione: tu te ne sei andato (della qual cosa soffro), tu sei qui (giacchè mi rivolgo a te). io so allora che cos’è il presente, questo tempo difficile: un pezzo di angoscia pura”.
“Attesa. l’essere che io aspetto non è reale. come il seno materno per il poppante, “io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui”. l’altro viene là dove io lo sto aspettando, là ove io l’ho già creato. e, se lui non viene, io lo allucino: l’attesa è un delirio. (…) e ancora molto tempo dopo che la relazione amorosa si è acquietata, io conservo l’abitudine di allucinare l’essere che ho amato: talora, una telefonata che tarda a venire riesce ancora ad angosciarmi e, in ogni importuno, credo di riconoscere la voce che amavo. io sono un mutilato che continua ad avere male alla gamba amputata”.
(roland barthes, frammenti di un discorso amoroso)
Bellissimo il pezzo….stupenda l’attesa!