con una stoccata di fioretto mi hanno colpita dritta al cuore con un autore che prima non conoscevo e che mi rende felice. terminati i libri di erri de luca e morto josè saramago mi sentivo già un po’ sola, ma adesso che conosco javier marìas il mondo è meno buio.
la cosa più intollerabile è che si trasformi in passato chi si ricorda come futuro
il libro disquisisce su ciò che è inganno e ciò che realtà, tra ciò che si dice e ciò che si tace, e soprattutto sul quando si dice e quando si tace.
ci sono cose che uno deve sapere immediatamente, per non andare nel mondo neppure un minuto con la convinzione del tutto sbagliata che il mondo sia altro a causa di quelle cose
divaga alla ricerca di definizioni e di associazioni mentali, a volte tergiversa come un insetto che cerchi un posto dove poggiarsi, come il calabrone di flaiano che sbatte sempre sugli stessi punti, perchè non li capisce e non sopporta di non capirli.
potrei credere di non averti mai conosciuto se non sapessi il tuo nome
che rimane immutabile senza il minimo deterioramento e con il suo splendore intatto
e così rimarrà anche se tu sarai scomparsa del tutto e anche se tu sarai morta
in una colonna sonora degna di ludovico einaudi tornano immagini, riflessioni e sensazioni in un crescendo fino alla soluzione finale. una soluzione che lascia in un vicolo cieco, crudele e senza via di scampo come lo è la realtà.
il tempo è scivoloso come il sogno e come la neve compatta e consente sempre di dire:
“non sono più quello che ero”, è assai facile, finchè ce n’è il tempo.
le storie sono sempre semplici da raccontare, c’è sempre qualcosa da poter modificare, attenuare, ricordare come lo si vuole ricordare, assolvere, punire, ridimensionare
“…per sempre, fino a quando non avesse dimenticato”
il riscatto è affidato a due occhi leali, in cui guardarsi e vedersi migliore
si sa sempre chi ci perdonerà