cosa te ne fai di una vita senza il dolore, mi ha detto. da allora il fiato s’è spezzato, incredulo, e continua a formare nuvole di dubbio contro un vetro. una vita senza IL dolore. parlava del dolore indimenticabile, la lancia indiana che ti infilza il cuore e può uscire solo se spinta dall’altra parte. e io ottusa sbatto sempre contro lo stesso muro, perché stando a queste parole dovrei aspettare il dolore o magari andarlo a cercare, quasi fosse un anello da indossare per venire riconosciuta.
ma tu che ne sai delle soglie del dolore, avrei voluto chiedere, invece annaspavo annaspavo e cercavo solo aria in un’affermazione insensata. cosa ne sai di come possa un male insinuarsi sotto la pelle, non in maniera improvvisa com’è accaduto a te, ma in modo paziente, acquatico, irrimediabile? che ne sai tu delle cose che non si vedono, di quelle che non si possono, o non si riescono, a raccontare?
affannata cerco ancora respiro in quelle parole e non ne trovo. oggi riesco solo a vedere una persona risorta dai suoi dolori, con la pelle preclusa al tocco leggero per le cicatrici profonde e vistose, ma, soprattutto, oggi di quegli stessi dolori prigioniera, schiava di alcune scelte fatte per senso eroico e divino.