sempre da un’altra parte

spiegami cos’è per te il concetto della strada, e perché mai debba essere a tratti oscura, tortuosa o innevata. spiegami cos’è “casa”, ché io forse ho smesso di saperlo. illustrami perché abbiamo dentro un occhio bambino che si entusiasma per il nuovo, per il diverso, e poi arriva una falce di luna adolescente a tagliare le ali, eppure imperterrita a cercare nel volo una rassomiglianza.

gli incontri sono un limbo di solitudini,
incroci di persone
sole
quando si amano,
sole
quando si lasciano andare.

dimmi com’è che passiamo i primi venti anni a voler andare via dal primo cuore, e il resto della vita a cercare di tornarci. dimmi cos’è qui, dimmi cos’è altrove.
dimmi perché si finisce sempre per essere da un’altra parte, e perché l’evasione e l’espulsione finiscono sempre, immancabilmente, con un ritorno.

volli
rinunciare, provare a resistere,
disegnare due linee e una croce
insistendo che andare, andare fosse
l’unica voce
ammissibile,
risolutiva.

aggiungici, se puoi, il valore ottuso della sofferenza, e includici anche una qualsivoglia postilla sull’incompletezza perenne che ci insegue nei giorni. il tempo che gli altri si prendono è il tempo che agli altri si dà.

l’assoluzione, invece, è imposta da mani
altrui,
generose,
spesso ignoranti.

non c’è differenza tra sognare e sperare: si alimentano a vicenda, ed entrambi cessano di esistere di fronte allo stesso sbarramento, che si chiama realtà. a volte nei lieti fine, altre nella certezza dell’irrecuperabile.

domani
non sarò più qui.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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2 risposte a sempre da un’altra parte

  1. Mi piace l’immagine della falce di luna che taglia. (Io però non smetto di sperare davanti alla prima realtà)

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