requiem

per sbaglio ho rotto un piatto e ho pianto. era nuovo, grande, lucido e blu. i guanti di gomma erano troppo stretti, ho perso la presa.

avevo otto anni. la luce della mia camera si è fulminata. anche quella volta ho pianto: per preservarla la spegnevo sempre, ogni volta che non serviva. non è bastato.

nella consegna di sè stessi c’è sempre del dolore.

ho le tempie sempre più bianche. le macchie aumentano sulla pelle in arcipelago. dovrei tingermi i capelli, mi dicono. ma a che servirebbe? non avrei indietro la fertilità.

è un aborto ogni romanzo in attesa di venire pubblicato . i personaggi vivono come fantasmi che chiedono di essere liberati.

la verità non è mai abbastanza.

la verità è come ce la raccontiamo.

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Informazioni su Cristina Mosca

scrivo, amo, vivo
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