
inizieremo a portarci i libri. i giornali, i freepress, i romanzi tascabili. inizieremo a considerare la spesa come un tempo fisso da dover far passare, il nostro viaggio in metropolitana. non basteranno i telefonini, nè le conversazioni che interromperemo perché dobbiamo urlarcele a un metro di distanza, facendo sapere a tutti che nostra figlia è stata interrogata stamattina nella classe virtuale. non basteranno lo scenario surreale delle saracinesche abbassate, la musica che va in filodiffusione poco convinta per coprire il nostro silenzio surreale, i cartelli Ci scusiamo per il disagio. non basteranno le sedie a rovescio sui tavoli, nè i guanti di gomma o i carrelli semivuoti di una spesa andata a fare – anche in coppia – pur di uscire di casa.
i visi fasciati in maniera ingombrante, la riorganizzazione straniante dei ritmi e degli spazi.
avremo quasi paura della normalità. e la prossemica sarà un concetto da reinventare.