in italiano pare esserci più poesia nel desiderio che nella sua soddisfazione.
ormai sappiamo tutti che l’origine latina della parola desiderio risiede nel cielo. il prefisso de- ha a che fare con la privazione e la parola sidus significa stella. chi desidera qualcosa sente, fondamentalmente, la mancanza di una stella. si intendeva un buon auspicio, un buon presagio, ma non ci sarà molta differenza se noi lo interpretiamo come desiderio – e ricerca – del proprio astro, il più luminoso, quello che ci fa stare bene.
esiste una costellazione rappresentata da due stelle; ne possiede, in realtà, un piccolo sistema, ma le principali e le più visibili sono due. il cane minore appartiene alla famiglia di orione ed è visibile nel nostro emisfero nei mesi invernali, guardando verso nord. le sue stelle principali sono gomeisa e procione, che è un nome buffo ma è una delle stelle più brillanti del nostro cielo, insieme alle più famose sirio e aldebaran. ed ecco la sorpresa, l’equilibrio inatteso: scopriamo che procione, come alcune altre stelle della sua costellazione, appartiene a sua volta a un sistema binario. una nana bianca gli gira intorno e ogni 40 anni le è così vicina da poterlo baciare.
due anime gemelle astrali de-siderate, private ognuna della sua stella, che si cercano e si ritrovano.
c’è questa parola che gli inglesi usano quando un obiettivo viene raggiunto, un sogno può essere realizzato o una speranza diventa realtà. il verbo è to fulfill; una persona si può definire fulfilled. la sua matrice unisce full, pieno, e to fill, riempire.
fulfill.
la effe e la elle riempiono la bocca già solo nel pronunciarle: in inglese basta pensarsi pieni per sentirsi già completi. già insieme alla propria stella.